4 - A scuola si diventa cittadini

L’esercizio di pensiero può approdare ad un secondo elemento di approfondimento riferito al fondamentale ruolo che può avere il potenziamento della cultura per la crescita della convivenza civile. Nel comportamento sociale nulla è naturale. Razzismo/segregazione e concezione delle differenze come risorsa/inclusione, oppressione e libertà, uguaglianza e disuguaglianza sono prodotti della cultura. Soltanto l’orientamento della cultura può stabilire la direzione verso cui si orienta una società.

Fernando Savater sottolineava, anni fa, la mancanza preoccupante di cultura civica: «Quello che mi spaventa è che ci siano sempre più persone con discreta competenza professionale ma con perfetta incompetenza sociale. Persone carenti di interesse civico e della capacità di esplicare le attribuzioni del cittadino. Formare professionisti è facile, il difficile è formare cittadini».

Per superare questa frattura è necessario che la cultura sia percepita, a cominciare dal processo costruttivo, come atto di emancipazione dalla generazione che ci precede e dalla collocazione sociale da cui si parte, come azione di riscatto dei singoli ma in un progetto di riscatto sociale. 

È necessario che si sostenga non sulla “competizione” bensì sulla “cooperazione”. Il motto forse più esplicativo potrebbe essere “in competizione con sé stessi per essere più efficaci nella cooperazione con gli altri”.  

“Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia” (Lettera a una professoressa)

 

Non per buonismo: la democrazia e la cultura della convivenza che la sorregge sono convenienti al singolo e alla società. Su un muro di Napoli si trova scritto: la cultura è l’unica arma di riscatto.

Costruire e acquisire conoscenza è al contempo un processo di natura sociale e un processo costitutivamente individuale e può essere compreso meglio se assunto nell’accezione di bene comune.

Il carattere cumulativo, che caratterizza il processo conoscitivo, rende conveniente che il contributo dei singoli possa concorrere positivamente al patrimonio culturale comune e condiviso. La conoscenza non è un bene raro e solo se si potenzia la diffusione del suo possesso a tutti e a ciascuno può raggiungere il massimo delle potenzialità di sviluppo e dei benefici individuali e sociali.

Ecco perché i percorsi di istruzione nei primi due decenni di vita non debbono essere governati dalla logica della valutazione classificatoria e delle gare sportive. Il voto è un grande nemico dell’apprendimento.

 

Domenico Chiesa 

(21 luglio 2023)