5 - Sensate esperienze
5 - Sensate esperienze
Collegato all’idea di cultura come “bene comune” si colloca il terzo spunto di pensiero che vorrei avviare: l’informazione diventa conoscenza, e perciò cultura, quando acquisisce non solo significato ma anche senso nella vita dei singoli che si percepiscono parte attiva e responsabile di gruppi sociali sempre più ampi. Il possesso di conoscenze non deve richiamare all’acquisizione di privilegi bensì alla maggiore assunzione di responsabilità.
La conoscenza è la comprensione di fatti e informazioni ottenuti attraverso l'esperienza o l'apprendimento. La conoscenza è quindi la consapevolezza del possesso di informazioni e dati che assumono pieno significato solo in quanto connessi tra di loro.
E si ritorna alla scuola. Affinché risulti luogo e tempo di sensate esperienze è necessario che i bambini e i ragazzi diventino effettivi protagonisti dell’apprendere, cioè della costruzione/negoziazione del sapere.
Cosa e come fare? Non ci sono ricette ma forse c’è un segreto. Oltre alle strabilianti tecnologie e alle modernissime metodologie didattiche si provi ad investire direttamente sugli umani, sulla loro sapienza e sulla qualità delle relazioni umane che segnano la vita scolastica. È un po’ la scoperta dell’acqua calda: la risorsa umana è la carta vincente in grado di moltiplicare la produttività delle altre risorse.
Dare senso allo stare a scuola agli allievi e anche agli insegnanti, quello stesso senso da condividere responsabilmente con gli altri adulti che accompagnano i bambini e i ragazzi nel crescere vuol dire costruire una scuola che sviluppi il gusto e la soddisfazione di conoscere, di imparare in sostanza di diventare adulti eternamente in ricerca.
E così [l’ottimo Artefice] accolse l’uomo come opera di natura non definita, lo pose nel cuore dell’universo e così gli parlò: «O Adamo, non ti ho dato né una sede determinata, né un aspetto tuo particolare, né alcuna prerogativa a te solo peculiare, perché quella sede, quell’aspetto, quella prerogativa che tu desidererai, tu te le conquisti e le mantenga secondo la tua volontà e il tuo giudizio. La natura degli altri esseri, stabilita una volta per sempre, è costretta entro leggi da me fissate in precedenza. Tu invece, da nessun angusto limite costretto, determinerai da te la tua natura secondo la tua libera volontà, nel cui potere ti ho posto. […] Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché tu, come se di te stesso fossi il libero e sovrano creatore, ti plasmi da te secondo la forma che preferisci»
(Giovanni Pico della Mirandola, "Discorso sulla dignità dell'uomo")
Domenico Chiesa
(4 agosto 2023)