Gli auguri al mondo della scuola di Valentina Chinnici e di tutto il Cidi

Care colleghe, cari colleghi

dallo scorso 27 novembre ho l’onore e la gioia di presiedere e coordinare il Cidi.
E dunque a tutti gli amici del Cidi mi rivolgo perché condividiamo una grande responsabilità: quella di portare avanti con forza la missione per la quale è nata 50 anni fa la nostra associazione, ossia il rilancio della scuola democratica, figlia dell’articolo 3 comma 2 della Costituzione italiana. A nostro sfavore giocano certo diversi fattori:
- la congiuntura politica, con il primo governo guidato da una forza che riporta la Fiamma tricolore nel simbolo, giusto a 100 anni dalla riforma Gentile.
- la crisi dell’associazionismo “militante”, che sembra avere esaurito, un po’ come accaduto ai partiti del campo progressista, il fervore e la spinta degli anni ‘70, vittima insomma di quell’epoca delle passioni tristi e del ‘nonsenso’ che la pandemia ha, se possibile, ancora più accentuato.
- la debolezza di prassi e di visione della Scuola statale, mai più ripresasi davvero dai tagli di matrice gelminiana e di cui nessun governo successivo ha voluto realmente prendersi cura.

A nostro favore gioca invece la nostra storia, la solidità di un’associazione professionale radicata e diffusa quasi in ogni regione del Paese, la convinzione di un’appartenenza ideale e la condivisione di valori forti. Siamo chiamati, in questa fase delicata e caratterizzata ormai da decenni di pensiero debole e politica liquida, a tradurre con linguaggio nuovo e chiaro la nostra iniziativa democratica. I segnali di smarrimento della scuola sono molteplici e producono effetti visibili come la dispersione, nonché le percentuali intollerabili di giovanissimi tagliati fuori dai canali di istruzione, formazione e lavoro, e dunque percepiti come “eccedenze” dalla logica del cosiddetto capitale umano, veri e propri scarti sociali, soggetti a devianze, dipendenze e marginalità di ogni tipo. La nostra visione di scuola, complessa e maturata in cinquant’anni di militanza intellettuale e attiva, rischia di soccombere di fronte a slogan ministeriali e documenti paternalistici facili da comprendere, che, sotto parole ombrello come merito, umiliazione e divieti tecnologici vari, nascondono povertà di visione e mancanza assoluta di una minima cultura della Scuola.

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