Come può la scuola arginare il mare delle disuguaglianze?

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Nel 1994 usciva un saggio di Norberto Bobbio, che è stato di recente ripubblicato, dal titolo “Destra e sinistra, Ragioni e significati di una distinzione politica”.

Nel capitolo conclusivo, dal titolo “La stella polare”, Bobbio affermava che una politica egualitaria, su cui la sinistra modella il proprio agire, tende a rimuovere gli ostacoli per rendere gli uomini e le donne più eguali. Il filosofo, come aveva già fatto nell’”Età dei diritti”, notava come la spinta verso una sempre maggiore eguaglianza fosse irresistibile. Erano state messe in discussioni le tre fonti principali di discriminazione, la classe, la razza e il sesso. Anche l’atteggiamento nei confronti degli animali poteva apparire come avvisaglia di una possibile estensione del principio di eguaglianza, quindi dei diritti, al di là dei confini del genere umano.

La stessa citazione che faceva esplicitamente Bobbio dell’articolo 3 della Costituzione Italiana ci permette di affermare che la scuola e il diritto allo studio sono una delle tappe fondamentali verso la rimozione degli ostacoli; non bastano, anche se sono necessarie, le dichiarazioni dei diritti che storicamente si affermano: se le condizioni di partenza sono profondamente diseguali, è difficile che i cittadini possano effettivamente godere degli stessi diritti.

La scuola italiana, organo costituzionale, come affermava Calamandrei, che cosa è in grado di garantire?

A partire dall’11 settembre 2023, data di inizio dell’anno scolastico, si sono moltiplicati sui quotidiani gli articoli dedicati alla scuola. Molti articoli interessanti sono apparsi soprattutto dopo il 18 settembre, dopo che a Forlì il presidente Mattarella aveva partecipato all’apertura dell’anno scolastico nelle zone devastare dall’alluvione in primavera. Nel suo discorso il presidente Mattarella ha parlato delle possibilità e dei limiti della scuola, ha definito la scuola specchio della società, metafora delle difficoltà, ma anche delle potenzialità, percorso verso il futuro: ha ribadito che la scuola è di tutti e per tutti, e perciò non tollera esclusioni, marginalizzazioni, differenze, divari. Tra le marginalizzazioni più dolorose ha ricordato i giovani portatori di disabilità e i circa ottocentomila studenti migranti o figli di migranti presenti nelle scuole italiane, le cui condizioni di partenza, caratterizzate spesso da povertà delle famiglie e scarsa conoscenza della lingua italiana, ne rendono difficile l’inclusione. Mentre, invece, sono una grande potenzialità per lo sviluppo della società italiana. Potremmo aggiungere che, a rendere difficile la loro inclusione, è anche la difficoltà nell’ottenere la cittadinanza italiana. La scuola, ha affermato il presidente Mattarella può  essere, pertanto, una risposta al degrado sociale.

Gli articoli, che si sono moltiplicati dall’11 settembre a oggi, mettono in luce soprattutto le difficoltà in cui si trova la scuola italiana, difficoltà che rendono difficile realizzare il compito di essere la scuola di tutti e per tutti, arginando, almeno in parte, il “mare delle diseguaglianze”. Proviamo a fare un elenco dei problemi evidenziati di cui dovremo tener conto quando ci incontreremo come iscritti o amici del Cidi di Torino il 3 di novembre per l’apertura delle attività dell’anno scolastico 2023-2024.

La mancanza di asili nido è il primo problema da affrontare per garantire pari opportunità alle bambine e ai bambini, relativamente al tema dell’eguaglianza. Ne esistono su scala nazionale circa il 27 per cento di quelli che servirebbero e la mancanza è forte soprattutto nelle regioni del sud. Ciò significa scarsa attenzione per l’educazione e la cura delle bambine e dei bambini.

La mancanza di tempo pieno, su tutto il territorio nazionale e ancor più nelle regioni del sud e tra i grandi centri e i piccoli centri (come mostrano una serie di dati raccolti da Save the children e da Openpolis), significa meno tempo scuola soprattutto per chi ne ha più bisogno, con ricadute negative sulla qualità dell’istruzione.

L’orientamento precoce in funzione del lavoro fa pesare molto, nelle scelte operate dalle adolescenti e dagli adolescenti,  le origini familiari e la condizione economica della famiglia. Anche i percorsi più brevi, che vengono delineati per istituti professionali e tecnici, con la riduzione da cinque a quattro anni per il percorso di studi, offrono meno tempo per istruirsi e diventare cittadini consapevoli.

Un’altra questione pregante è quella che potremmo definire la “tirannia del merito”. Che cosa è il merito? Spesso la valutazione delle allieve e degli allievi prescinde dalle opportunità di partenza, come se la responsabilità fosse tutta e solo loro.

Da anni ormai la scuola italiana vive nel “mito dell’inclusione” per tutte e tutti, su più livelli. Numerose norme hanno regolato e disciplinato gli interventi nel merito con una spiccata tendenza alla medicalizzazione delle problematiche che emergono in un contesto classe. Tuttavia, in quale misura il tempo e lo spazio della scuola sono in grado di far convivere le differenze? Di riconoscere e rispettare la dignità di tutte e tutti a garanzia del diritto all’istruzione?

Una delle condizioni del faticoso percorso storico verso l’eguaglianza è certamente la diffusione delle conoscenze e la capacità di utilizzarle consapevolmente.

Ci troviamo il 3 di novembre per parlare insieme di come si possa affrontare il “mare delle diseguaglianze”.

 

Grazia Dalla Valle

 (27 ottobre 2023)