Dal liceo economico sociale al liceo del Made in Italy: il modello di scuola del governo di destra

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Nella seduta del 31 maggio 2023, n. 37, il Consiglio dei Ministri, ha approvato il DDL dal titolo “Disposizioni organiche per la valorizzazione, promozione e tutela del made in Italy”.

Il DDL si prefigge di valorizzare e promuovere il made in Italy, come suggerisce il titolo stesso, attraverso lo sviluppo dei prodotti nazionali d’eccellenza, la promozione del patrimonio culturale e naturale, nonché lo sviluppo e il mantenimento dei mestieri con particolare riferimento a quelli aventi valenza artistica.

L’art. 14 di tale DDL recita:

“A partire dalle classi prime funzionanti nell’anno scolastico 2024/2025, l’opzione economico sociale del percorso del liceo delle scienze umane di cui all’articolo 9, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89 confluisce nel percorso liceale made in Italy, ferma restando, per le classi successive alla prima, la prosecuzione ad esaurimento dell’opzione economico sociale. Di conseguenza, con effetto dall'entrata in vigore del regolamento di cui al comma 2, è abrogato il comma 2 dell’articolo 9, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89.”

Con il successivo DDL n. 497/2023, presentato presso il Senato, si definisce l’istituzione del liceo del made in Italy con lo scopo di introdurre questo nuovo percorso liceale per fornire alle giovani generazioni l’opportunità di “diventare classe dirigente e di interessarsi con consapevolezza e cultura alla crescita di un settore che ci caratterizza in tutto il mondo…” (dal Comunicato alla Presidenza il 25 gennaio 2023).

Peraltro, si tratta di una delega al Governo per l’istituzione del liceo, ovvero di uno quei casi in cui il Parlamento delega la propria funzione legislativa al Governo, che, a sua volta, deve emanare decreti con forza di legge ordinaria. Un esempio di questa procedura adottata per scuola, è la Legge Delega n. 477/1973, da cui nacquero i Decreti Delegati, ovvero i DPR dal 416 al 420 del 1974, intervenuti per modulare l’articolazione degli Organi collegiali, finalizzati alla gestione democratica delle scuole; la partecipazione delle istanze territoriali alle politiche delle scuole stesse; la funzione docente, come sviluppo della professionalità degli insegnanti; le attività di ricerca, sperimentazione e aggiornamento come sfondo educativo e culturale in cui agiscono le singole scuole.

Brevi cenni storici alle riforme della scuola secondaria di secondo grado: dalla commissione Brocca alla legge 53/2003 e successive integrazioni

Tornando alla proposta di istituzione del liceo del made in Italy, ciò che si evince dalle proposte normative è, pertanto, la sostituzione del liceo economico sociale con questo nuovo modello di liceo. 

Da sempre la destra quando governa ha proposto e, sovente, realizzato, modifiche importanti al sistema scolastico. Basti ricordare gli interventi nel 2003 della ministra Moratti, soprattutto sul segmento primario, e nel 2009 quelli della ministra Gelmini che ridisegna ulteriormente il segmento primario e riorganizza il segmento secondario, provvedendo a un riordino dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali. 

I decreti legislativi successivi alla legge 53/2003 della ministra Moratti, hanno rimodulato in modo talvolta radicale i modelli organizzativi della scuola elementare, poi primaria, e della scuola media, poi secondaria di primo grado, e introdotto la separazione del sistema dei licei, da una parte, e dell’istruzione e formazione professionale, dall’altra. Quest’ultimo intervento non fu portato a compimento grazie al cambio di governo, avvenuto con le elezioni del 2006. 

Gelmini, nel 2009, riprese il percorso degli interventi previsti dalle legge 53/2003, interrotto nella fase del governo di centro-sinistra (che peraltro introdusse l’obbligo scolastico a 16 anni) e nel 2010 attraverso i DPR 87, 88,  89 introdusse nuovi ordinamenti, adottando il riordino dei diversi indirizzi della scuola secondaria di secondo grado e la modifica dei relativi modelli organizzativi.

Accade, pertanto, che nell’immaginario- e non solo!- sia stata la Destra a riordinare la secondaria di secondo grado, dimenticando, sovente in modo strumentale, che i processi di innovazione, invece, sono stati avviati molto prima. Un'analisi più attenta e onesta dei fatti, inerenti la storia della scuola negli ultimi quarant'anni, consente di cogliere in profondità le ragioni che hanno portato alle trasformazioni successive. 

Dal 1988 al 1991, infatti fu istituita una commissione presso il Ministero dell’Istruzione, presieduta dal sottosegretario Beniamino Brocca e costituita da rappresentanti di associazioni professionali, del mondo dell’università e della ricerca, con il compito di lavorare a un progetto di innovazione della secondaria superiore. La commissione licenziò una proposta e dal 1992 nelle scuole del Paese fu avviata una sperimentazione, orientata a modulare la scuola superiore come risposta ai bisogni individuali degli adolescenti e ai bisogni sociali di un contesto in rapida mutazione. 

Nell’introduzione del documento della Commissione, l’On.le Brocca, infatti, afferma:

“Sempre più diffusamente si richiede oggi a ciascun cittadino di assumersi, in piena autonomia di giudizio, responsabilità impegnative rispetto alla soluzione di problemi di natura sovente multidisciplinare e di utilizzare, anche nell’ambito del lavoro, linguaggi, concetti e strumenti di analisi, di sintesi e di verifica che presuppongono significative esperienze anche su terreni tradizionalmente estranei agli specifici patrimoni tecnici e professionali del particolare campo di indagine operativo di appartenenza.”

Come emerge da questa breve trascrizione, lo sfondo culturale ed educativo entro cui si muove la proposta della Commissione mette al centro dei processi lo sviluppo delle competenze di cittadinanza attiva, una possibile risposta ai bisogni educativi individuali e alle esigenze emergenti dal cambio di paradigma del contesto culturale, sociale ed economico. In un altro passaggio l’On.le Brocca aggiunge che: “(la scuola) Deve però rispondere in modo specifico e proporzionato alla fascia di età cui si rivolge, cioè l’adolescenza”. 

I lavori della commissione, pertanto, si sono orientati per dare origine a una scuola superiore che metta al centro gli adolescenti e i loro bisogni educativi e formativi, e cerchi una connessione con il contesto storico-sociale di quel periodo.

Di ben altro tenore è l’introduzione al DDL 497 /2023 relativo al liceo del Made in Italy. Si legge, infatti, che:

“Con l'istituzione del liceo del Made in Italy si intende dunque colmare un vuoto nel sistema scolastico italiano introducendo un ulteriore ed importante indirizzo per studenti e famiglie, un nuovo liceo che dia l'opportunità ai giovani di diventare classe dirigente e di interessarsi con consapevolezza e cultura alla crescita di un settore che ci caratterizza in tutto il mondo, una scuola superiore dove alla struttura liceale, con lo studio delle materie umanistiche dalla filosofia alla storia dell'arte, delle scienze matematiche, fisiche, giuridiche ed economiche si aggiunge l'approccio critico all'economia internazionale, e ai nuovi modelli di business.” 

Ciò che interessa in questa proposta è lo sviluppo della “classe dirigente” e lo studio delle discipline proposte si orienta a sostenere processi di marketing e business rispetto a un settore, quello del made in Italy, appunto, molto intrecciato a logiche di sviluppo territoriali e, quindi, parziali, piegando la formazione delle giovani generazioni e la scuola a una visione ridotta, asfittica, prettamente aziendale.

Dal liceo economico sociale al liceo del made in italy

Le sperimentazioni avviate nel 1992 dalla proposta Brocca hanno visto un buon dinamismo da parte delle scuole nell’aderire e nel progettare nuovi percorsi di studio. 

Dal liceo socio-psico-pedagogico della sperimentazione Brocca si sono sviluppati alcuni percorsi negli anni successivi; in particolare uno di questi, avviato nell’anno scolastico 1998/99, ha separato il liceo pedagogico-sociale dal liceo delle scienze sociali e il curricolo di questo ha, di fatto, originato nel 2010 il liceo economico sociale, ovvero il percorso che il DDL 497 sopprime a favore del liceo made in Italy.

Il liceo delle scienze sociali prevedeva, come indicava il suo nome, una centratura del curricolo sul gruppo delle scienze sociali: l’oggetto di studio era la società contemporanea complessa, analizzata attraverso una chiave interpretativa storico-antropologica. 

Grazie agli insegnanti esperti di scienze sociali, che hanno continuato nel tempo a sperimentare percorsi di studio e a spingere affinché anche in Italia ci fosse un liceo con le scienze sociali in classe, si è colmato in quegli anni un vuoto rispetto ai modelli educativi europei, in cui da tempo esistevano percorsi di studio in cui il gruppo delle discipline sociali erano - e sono tuttora - la parte fondante del curricolo. La scelta delle scienze sociali in classe si spiega con l’opportunità di queste discipline di mettere a disposizione strumenti educativi e cognitivi necessari per formare cittadini consapevoli di quanto i fenomeni sociali, economici, ambientali e culturali sono tra loro strettamente interconnessi.

Con il DPR 89/2010 Gelmini azzera tutte le sperimentazioni avviate e il liceo delle scienze sociali si traduce nel percorso del liceo economico sociale, come opzione del liceo delle scienze umane. L’impianto del curricolo rimane pressoché invariato, salvo una decurtazione sostanziale proprio delle scienze sociali: da sei ore settimanali nel triennio si passa a tre ore. Altre discipline certamente vengono decurtate, nessuna però in modo così pesante. Tra l’altro, questa scelta dell’allora governo non può essere ricondotta a una scelta culturale, quanto, invece, a una scelta puramente economica, in quanto le leggi 169/2008 e 9/2009, che hanno rimodulato il sistema della scuola secondaria di secondo grado, in realtà sono emanazione della  legge 133/2008, finalizzata allo sviluppo economico e alla stabilizzazione della finanza pubblica. Ovvero a tagli sui diversi settori della Pubblica amministrazione, scuola compresa. 

Di qui la riduzione degli orari dei diversi percorsi di studio e un profondo rimaneggiamento dei curricoli, nonché le diciotto ore frontali per i docenti. Non entro nella descrizione di quanto tutti i settori della PA hanno sofferto di questi tagli sia sul piano organizzativo dell’offerta ai cittadini, sia sul piano dell’attenzione ai bisogni delle diverse fasce sociali.

Sebbene ridimensionato, il LES, tuttavia, si è sviluppato in questi anni fino a coprire il 5% della popolazione scolastica, conducendo adolescenti e giovani adulti ad affrontare in modo articolato e strutturato la complessità del mondo attuale e i processi storico-sociali correlati.

E ora, nuovamente, ecco questa drastica scelta di sostituire il LES con un tipo di liceo del made in Italy - peraltro una brutta denominazione anglofona! - che non tiene pressoché nulla dell’impianto curricolare del percorso del LES. Infatti, le scienze sociali spariscono del tutto, sostituite da discipline legate al business e al marketing, alla gestione delle imprese, allo sviluppo dei processi produttivi e organizzativi delle imprese del made in Italy. 

Peraltro, ci sarà anche il problema dell’individuazione di alcune classi di concorso in quanto per gli insegnamenti economia e gestione delle imprese del Made in Italy, modelli di business nelle industrie moda, arte e alimentare e Made in Italy e mercati internazionali non ci sono al momento corrispettivi.

Insomma, un pesante attacco a un segmento nevralgico del sistema scolastico per piegarlo alle necessità del sistema produttivo, con una visione miope e, a dir poco, ideologica e, soprattutto, una visione che manipola le scelte delle giovani generazioni e delle loro famiglie, a cui si garantisce un’impossibile immobilità del mercato del lavoro.  Nessuno, infatti, può dire come si svilupperanno in futuro i processi produttivi e nessuno può garantire un posto di lavoro sicuro al termine del percorso di studio. Costruire un profilo di uscita così connotato rischia, quindi, l’obsolescenza in breve tempo, constatato il dinamismo del mercato del lavoro a fronte dell’eliminazione di un corso di studi, il LES, il quale, per sua natura, è il liceo che prepara ad affrontare la contemporaneità.

Fabiana Fabiani

(12 agosto 2023)

 

Per approfondire:

 

Meloni al Vinitaly: "Pensiamo a un liceo del Made in Italy che leghi cultura e identità"

Articolo del Corriere TV, Corriere della sera, 3 aprile 2023

https://video.corriere.it/politica/meloni-vinitaly-pensiamo-un-liceo-made-italy-che-leghi-cultura-identita/3d22850a-d209-11ed-89c0-c0954998de15

 

Il Consiglio dei ministri approva il disegno di legge "Made in Italy"

Comunicato stampa del Ministero delle Imprese e del Made in Italycontenente gli interventi previsti dal DDL n. 37/2023, 31 maggio 2023:

https://www.mimit.gov.it/it/notizie-stampa/il-consiglio-dei-ministri-approva-il-disegno-di-legge-made-in-italy

 

Salviamo il Liceo economico sociale

Appello per le scienze sociali e per il LES della Società italiana Scienze Umane e Sociali, maggio 2023:

https://drive.google.com/file/d/1GEjaVG8qEHyvm58dp4PU5xYIyDa_Azaz/view?usp=sharing

 

Liceo del Made in Italy: perchè diffidare di una proposta estemporanea

Registrazioni del Seminario di approfondimento della Flc CGIL, 18 luglio 2023:

https://m.flcgil.it/scuola/liceo-del-made-in-italy-seminario-18-luglio.flc

Intervento di Valentina Chinnici, presidente del CIDI:

https://drive.google.com/file/d/1580jG7ZDIciW4UxhJA2zh36QxwkjBO4A/view?usp=drive_link