Dalla XIII Conferenza della scuola in Piemonte
Dalla XIII Conferenza della scuola in Piemonte
Costruire contesti educativi efficaci per tutte e tutti, per ciascuna e ciascuno
Quest’anno la scuola in Piemonte riparte con un incontro organizzato dal Forum delle Associazioni che ha avuto come tema la costruzione di “Contesti educativi efficaci per il contrasto all’abbandono scolastico”.
E di “malessere” ha parlato don Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, un malessere sempre più diffuso tra i giovani che rivendicano addirittura il “diritto a stare male”. Droghe a prezzi più accessibili, psicofarmaci e alcool adottati a un’età sempre più giovane, gioco d’azzardo, ritiro sociale e isolamento, sono una drammatica realtà che sta colpendo i nostri ragazzi e a cui si può rispondere solo con la cultura e la scuola.
Una scuola in cui l’educare rappresenti un processo di reciproca rigenerazione e che potrà generare vita solo se gli insegnanti, adulti veri e attenti, riescono a testimoniare con i propri comportamenti il valore di una cultura che scenda in profondità per aprire gli occhi sulla vita, che coltivi dubbi e generi domande alla ricerca di verità, sebbene parziali. La scuola deve essere sovversiva, “spina nel fianco dei conformismi”. Il contesto sociale deve prender parte a questa rigenerazione: don Luigi sogna una città educativa che metta in relazione la ricchezza e la disponibilità ad accogliere, una relazione che si fonda sull’etica, la cultura e ovviamente la “buona politica”, ovvero una politica che ci dia più energia per accogliere le fragilità e le sofferenze. Di fronte alle ineguaglianze sociali, a sacche di povertà sempre più dilaganti, la cultura è un bene indispensabile e la scuola è un’istituzione sacra, fondamentale volano per un paese libero.
C’è bisogno però di una scuola di qualità, ora più che mai, di fronte alla mancanza di una cultura pedagogica diffusa e alla superficialità delle innovazioni che vengono proposte, noi insegnanti dobbiamo tornare ai grandi pedagogisti, coloro che negli anni ’50 hanno diffuso una nuova cultura pedagogica: Dewey, Freinet, Piaget, Freire, Vigotskij. In particolare, noi dovremmo far rivivere il pensiero di tre grandi “maestri” italiani: Bruno Ciari, don Milani e Francesco De Bartolomeis.
Domenico Chiesa, del CIDI di Torino, è ripartito da Ciari per sottolineare il legame necessario tra il senso e il fare scuola, tra il significato che si vuol attribuire all’insegnamento e a come lo si può attuare per ricordarci che la scuola ha un compito politico da cui dipende la sua struttura. Le tecniche di Ciari, strumenti non neutri di mediazione didattica, dimostrano come certi contenuti possono diventare sostanza.
Roberto Imperiale, parlando di Don Milani, della sua scuola delle parole e dei linguaggi, ha rimarcato la priorità dell’etica sull’economia, il diritto a sbagliare senza paura del registro. Gianni Giardiello, già Presidente del Forum per la scuola in Piemonte, ha ricordato, invece, Francesco De Bartolomeis, il “viandante smodato, nomade della ricerca che ha fatto conoscere in Italia il pragmatismo di Dewey e che affermava: “Se la scuola non riesce a cambiare la realtà, è inutile”.
Marianna Filandri, del Dipartimento di Culture, politica e società dell'Università di Torino, ha proposto un’interessante e, per certi versi, anche provocatoria riflessione sul significato della parola “disuguaglianza”. Quando si affronta il tema della dispersione scolastica, è necessario indicare quale approccio si prende in considerazione: ci si riferisce ai risultati o alle opportunità? Se l’origine sociale si configura come l’elemento fondamentale che condiziona il progetto di vita ela destinazione sociale degli individui, la scuola è l’unico strumento che può introdurre una variabile efficace.
Vinicio Ongini, maestro ed esperto di integrazione ed educazione interculturale, ha introdotto il tema degli allievi e delle allieve stranieri o meglio di “alunni provenienti da processi migratori”, espressione che viene preferita nel documento delle nuove linee guida per l’accoglienza dei migranti. Nel testo si sostiene che un contesto di pluralismo culturale produce un possibile vantaggio per tutti ed è meglio accendere l’attenzione sugli aspetti positivi anziché sulle fragilità, sulle somiglianze anziché sulle differenze. Inoltre, si sottolinea il fatto che è fondamentale sostituire l’affermazione “per i migranti”, con l’affermazione “con i migranti”, al fine di cambiare prospettiva e direzione alle progettualità in fatto di accoglienza. È utile sapere che il Ministero degli Interni ha stanziato 9 milioni di euro per il “Fondo asilo migrazione e integrazione” (Fami), che è uno strumento finanziario istituito con l’obiettivo di promuovere la gestione integrata dei flussi migratori sostenendo tutte le azioni necessarie per governare il fenomeno migratorio, quali l’asilo, l'integrazione e il rimpatrio. Le scuole possono accedere a tali fondi presentando progetti mirati all’integrazione.
Al termine dell’incontro, la spinta e l’energia ideale, sollecitate dai vari relatori, si sono scontrate con il tema del PNRR “DIVARI TERRITORIALI” e “INNOVAZIONE DIGITALE”. Dai lavori della sessione non è emersa nessuna realistica considerazione in merito ai progetti che le scuole stanno elaborando, e che risultano poco coerenti con le legittime esigenze delle scuole stesse di realizzare CONTESTI EDUCATIVI EFFICACI per tutte e tutti, per ciascuna e ciascuno, al fine di costruire un paese più giusto e libero.
Luisa Girardi
(16 settembre 2023)