LE STRADE DEL CAMBIAMENTO

“Per poter cambiare la scuola occorre per prima cosa un esercizio di pensiero” (Riccardo Massa)

ESERCIZI DI PENSIERO/2-2024

LE STRADE DEL CAMBIAMENTO

 

La crisi della scuola sta assumendo una dimensione storica che può essere affrontata solo attraverso un processo di profonda trasformazione.

Il cambiamento non è un’azione neutra; dipende dalla idea di società verso cui la si orienta, dal legame con l’età del lavoro, dal modello di Città che contribuisce a edificare; insomma dalla visione di scuola che si vuole costruire. 

Schematizzando si potrebbero delineare le strade verso diverse prospettive. 

La prima comprende l’abbandono della scuola unica-unitaria e il ritorno alle due scuole: per la formazione delle élite e per la formazione dei produttori/consumatori.

Prevede la separazione, alla fine del primo ciclo e magari anche prima, del percorso scolastico in due binari paralleli; uno per coloro che sono votati alla cultura alla seconda potenza (metagiudizio, metacognizione, con risvolti su tutti gli aspetti della personalità) e un altro in cui la cultura è dosata sulle pratiche professionali da raggiungere e rivolto a coloro che non sono “adatti” allo studio teorico e hanno la “vocazione” al lavoro manuale.

Il cambiamento è concentrato sull’innovazione didattica con scarsa valenza pedagogica. 

È una prospettiva che comprende l’abbassamento dell’età della separazione tra scuola e formazione professionale assunta come equivalente, in alternativa alla scuola e non come necessario completamento. Segnali a breve termine potrebbero essere la diversificazione del percorso della scuola secondaria di primo grado e la riduzione del percorso della secondaria di secondo grado.

La seconda strada prospetta il superamento della scuola nata con la modernità come Istituzione, dotata di un governo autonomo e un mandato diretto dalla Repubblica, quindi con una vocazione nazionale e universale, distinta dalla famiglia e dalle altre agenzie formative.

È la strada verso una scuola di comunità o addirittura “parentale”, una scuola diffusa; tutto diventa scuola e niente è più responsabile dell’istruzione. Alla scuola in senso stretto si affiancano le altre esperienze di formazione. 

Sulla seconda prospettiva, anche per la sua ambiguità, c’è un convergere di una parte non marginale della scuola attiva e progressiva che sottovaluta l’importanza dell’istruzione per tutti (soprattutto per le fasce socialmente disagiate) esaltando invece la dimensione educativa in senso generico. scomponendola dall’istruzione.

Sono due prospettive che non vengono esplicitate ma che sono fortemente attive già negli ultimi due decenni attraverso le continue “riforme” della scuola; formalmente contrapposte e alternative ma paradossalmente destinate a convivere e ad accrescere la marginalizzazione della scuola

Sono due prospettive che concorrono a incentivare la strisciante perdita di senso democratico della scuola.

Penso sia possibile percorrere (costruire) la strada verso una terza prospettiva in grado di tradurre il secondo comma dell’art. 3 della Costituzione.  Rappresenta la strada in cui l’innovazione corrisponde al cambiamento radicale del dispositivo che regge il funzionamento della scuola: “La scuola chiede di essere ricreata e rigenerata, non semplicemente abolita o rinnovata” (Riccardo Massa, 1997)

La scuola nel ruolo di istituzione sociale, responsabile dell’istruzione secondo il mandato costituzionale, finalizzata all’emancipazione culturale e all’esercizio della cittadinanza.

È un’opportunità percorribile, in questo tempo di crisi; è necessario però possedere tutte le carte necessarie: avere un’idea di scuola convincente e desiderabile per gli insegnanti, studenti, genitori… e avere riposte fattibili sul cambiamento del fare quotidiano che producano un miglioramento dell’apprendimento per tutti e per ciascuno. Il problema non è l’assenza di questi ingredienti, bensì l’incapacità di renderli influenti nelle scelte politiche.

Ahimè, su questo terreno siamo più indietro di venti anni fa. (continua)

 

Domenico Chiesa 

(26 gennaio 2024)