NON PERDERE LA RAGIONE/1

ESERCIZI DI PENSIERO (in prestito) /1

NON PERDERE LA RAGIONE/1

Utilizzo, ogni tanto, esercizi di pensiero non miei ma che trovo attivi nella mia memoria. Quando pensare diventa più difficile, li prendo in prestito per essere soccorso da chi ha contato nella mia vita. Gianna Di Caro ha rappresentato per molti di noi un punto di riferimento fondamentale. Inizio con un suo scritto attualissimo che scompongo in tre parti.

All’attenzione di Domenico Chiesa da parte di Gianna Di Caro, 21 settembre 2001

All’inizio di una guerra o alla vigilia della sua esplosione si produce una sorta di accecamento, di regresso della ragione che non è ancora frutto degli orrori della guerra (questi arrivano nel corso del suo svolgimento), ma della condizione collettiva in cui, nel mondo della comunicazione, assumono corpo e forma la volontà aggressiva degli uni, la paura degli altri. Gli effetti perversi incominciano da subito, quando la guerra è ancora minaccia, scatenando emozioni che colpiscono il pensiero, paralizzato dall’azione congiunta di aggressività e impotenza, odio e paura. Prima ancora dei corpi, sono le menti a soffrire una perdita. È proprio in questi momenti allora che non bisogna perdere la ragione.

Non bisogna perdere la ragione tanto più se il luogo dove passiamo il nostro tempo di lavoro insieme ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, è il luogo stesso deputato alla conoscenza, alla ricerca, alla responsabilità etico-civile, al pensiero riflessivo, in una parola, all’esercizio della ragione: se siamo a scuola. La scuola non può diventare l’eco che amplifica e rimanda l’evento massmediatico, approfondendo l’orma lasciata dalla forza dell’impatto emotivo; se questo accade, il disagio, la paura, la perplessità degli studenti non vengono superati o attenuati, perché ciò che appare inesplicabile non si domina, lo si può soltanto subire e allora continua ancora a fare paura, a generare insicurezza e disagio. Ma la scuola non può neppure prestarsi a diventare il luogo dove si impara che il mondo è diviso in due: da un lato i buoni, dall’altro i cattivi, suggerendo una drastica semplificazione della realtà. Una visione di tal genere, riduttiva e parziale, asseconda schemi interpretativi elementari e falsamente rassicuranti (rassicuranti, evidentemente, per chi si identifica con i “buoni” che … vincono sempre…), bloccando la possibilità di crescita del pensiero verso modelli di spiegazione più articolati e complessi; fa arretrare inoltre anche la conquista di una idea di umanità che rifiuta primitive e aprioristiche contrapposizioni, cercando di capire i conflitti senza strappare quel tessuto di esperienze la cui trama è stata intessuta da tutti, con i suoi modi ed i suoi percorsi, e che tutti ci riguarda. Come abitanti di questo pianeta. (1 Continua)

Domenico Chiesa 

(14 novembre 2023)